Dik Dik

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    Biografia

    Prima Dreamers, poi Squali, dopo un provino procurato al gruppo grazie a una segnalazione dell’allora arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI, ottengono un contratto discografico con la Dischi Ricordi, cambiando il nome in Dik Dik (nome di un’antilope africana, trovato da Pietruccio Montalbetti per caso, guardando un dizionario Inglese-Italiano). Debuttano nel 1965 con il singolo 1-2-3/Se rimani con me.

    1-2-3 è la reinterpretazione dell’omonimo brano di Len Barry; la facciata B, intitolata Se rimani con me, era scritta da un ancora sconosciuto Lucio Battisti, prima del suo incontro con il paroliere Mogol. Agli inizi dell’anno successivo, questi fa ascoltare a Montalbetti una canzone che, appena uscita negli Stati Uniti d’America, sta riscuotendo un successo clamoroso: California Dreamin’ dei The Mamas & the Papas; l’impasto delle voci, la melodia trascinante e le soluzioni musicali colpiscono Montalbetti, che convince Mogol a scrivere un testo in italiano. Il paroliere si mantiene abbastanza fedele al testo originale, lasciando inalterato il desiderio del caldo di Los Angeles che nasce da una fredda realtà evidenziata dal cielo grigio e dalle foglie gialle.

    Anche in Italia, con il titolo Sognando la California la canzone riscuote un successo clamoroso, consentendo ai componenti del gruppo di abbandonare i loro lavori precedenti e di dedicarsi a tempo pieno alla musica. Sul retro del 45 giri vi è Dolce di giorno, scritta da Mogol e Lucio Battisti, che hanno iniziato a collaborare. Dolce di giorno viene incisa anche dallo stesso Battisti, che utilizza la stessa base musicale realizzata dai Dik Dik e la pubblica come lato A del suo primo 45 giri Dolce di giorno/Per una lira.
    Sempre nello stesso anno il complesso collabora con Ornella Vanoni, suonando nel 45 giri Io ti darò di più/Splendore nell’erba.

    Da allora si susseguono i 45 giri di successo: nel 1967, Il mondo è con noi; nel 1967 Inno, Senza luce, con la quale raggiungono il primo posto nella Hit Parade; nel 1968 esce Il vento, mentre l’anno seguente Il primo giorno di primavera, con Lucio Battisti alla chitarra acustica e Pino Presti al basso elettrico, che arriva prima in classifica per due settimane.

    Sempre nel 1969 presentano al Festival di Sanremo Zucchero, in coppia con Rita Pavone. Al festival tornano l’anno dopo con Io mi fermo qui; altro successo del 1970 è L’isola di Wight; poi Vendo casa, Viaggio di un poeta (1972), di nuovo prima nella Hit Parade, Storia di periferia (1973), Help me (1974).

    Non così fortunata è la loro carriera a 33 giri: dopo tre raccolte assemblate con i singoli di successo più qualche inedito nel 1972 i Dik Dik danno alle stampe il primo album originale, dal titolo Suite per una donna assolutamente relativa. Il lavoro, composto da Mario Totaro con i testi di Herbert Pagani, è un esperimento di rock progressivo, ma il pubblico, che si aspettava brani di pop melodico, non gradisce il cambiamento di rotta e l’album costituirà per il gruppo il più grande insuccesso di vendite.

    Nel 1974, Panno e Totaro lasciano il gruppo e sono sostituiti da Roberto Carlotto detto “Hunka Munka” alle tastiere, e Nunzio “Cucciolo” Favia alla batteria. Dopo aver pubblicato Help me e, nel 1975, Volando, il gruppo vive un periodo di appannamento e declino – quantomeno sul lato discografico – dovuto in parte al cambiamento dei gusti del pubblico, in parte a scelte discografiche un po’ azzardate e poco coerenti con il resto della produzione Dik Dik: si pensi a I’te vurria vasà (Eduardo Di Capua) del 1976.

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